“Come nella favola di Collodi il burattino diventa un bimbo in carne ed ossa.
Nella saga di Domenico Gentile le tessere del suo ‘puzzle’ sembrano ribellarsi all’incastro.
Rivendicando la propria indipendenza e autonomia espressiva.
Nasce così un racconto realistico surreale”

Carlo Micheli 

Chi è Domenico Gentile

Domenico Gentile nasce a Salerno nel 1933 e della sua terra manterrà l’accento, l’amore per la luce e il colore, la vocazione a sdrammatizzare ogni accadimento, il fatalismo e, forse, un pizzico di superstizione. Per il resto sceglierà Mantova, per viverci, per lavorare, per radicarsi come uomo e come artista. Dopo gli studi universitari in medicina, i viaggi, la scena politica, i primi acquerelli, seguiti dalla pittura ad olio del paesaggio mediterraneo dell’infanzia. Il neorealismo, il realismo artistico, la ricerca instancabile di una pittura diversa dal decadentismo astratto e dalle idee degli informali.
La condivisione delle visioni dei suoi sommi sacerdoti: Guttuso, Vespignani, Purificato, Zancanaro.

Anni '60: Mantova, l'uomo e l'artista si compiono

Dal paesaggio materico al preludio delle geometrie quasi astratte che ritraggono fabbriche, cantieri e depositi, ridotti ad archeologia industriale disabitata avvolta da un cielo negato. È il preludio alla disgregazione della rappresentazione a favore di uno stile quasi attratto dai tagli ‘schiacciati’ che compongono paesaggi urbani e industriali come triangoli, rettangoli e cerchi, da cui paradossalmente emergono elementi antropomorfi. Con gli Anni ’70, il caos, l’equilibrio tra realismo e astrazione si riflettono nella poetica di Domenico che per qualche tempo è in equilibrio precario tra realismo ed astrazione. Poi, all’inizio degli anni ’80, l’artista si concentra sul particolare: bulloni, libri, monete, scatole, ingranaggi.
Elementi iterati all’infinito che sembrano moltiplicarsi e moltiplicarsi ancora.

Anni '80 - '90: l'evoluzione del colore, si accentua una personalissima rivisitazione del Futurismo

Dagli anni '80 si accentua la personalissima rivisitazione del Futurismo, i colori iniziano a incupirsi, gli oggetti cercano uno spazio autonomo come espressione di una vibrazione interiore più intima. Nell’ultimo periodo le sfocature prendono forma, i colori da accesi diventano naturali, raccontando una sorta di emancipazione di ogni elemento dal tutto. Negli anni 90 poi, la componente ludica si fa manifesta e gli oggetti/soggetti dei dipinti appaiono stregati e irrequieti.
Negli ultimi anni poi, entrando nel terzo millennio, gli oggetti/personaggi di Gentile definiscono uno spazio più autonomo, un linguaggio più intimo, una vibrazione interiore. Le tessere del suo gigantesco puzzle paiono ribellarsi alla costrizione dell’incastro, rivendicando una propria autonomia espressiva. Ne deriva un'atmosfera a forte connotazione onirica, popolata da figure che agiscono in teatrini di carta della memoria.

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