Salernitano, pittore di estrazione figurativo paesaggistica. Da sud a nord, un cambiamento che si riflette nelle sue opere.

“Nel tempo, la pittura di Domenico Gentile si tuffa nelle cose annullando i piani prospettici come per un bisogno di solitudine che va oltre la nostalgia della sua terra. Quasi come se il trasferimento si fosse portato via l’innocenza degli occhi.

La sua pittura è sempre stata un guardare curioso libero da correnti estetiche predefinite, tra aperture naturalistiche e prospettive urbane: cantieri, moli, darsene. Una pittura spontanea attenta all’espressione delle cose.

Un’idea del colore incline alla monocromia con vibrazioni di tonalità contenute. Sempre con una accurata resa della profondità e degli spazi.

Nel tempo le sue tele diventano due-tre volte più grandi. Dando spazio ad un unico oggetto moltiplicato all’infinito, un’oggetto spesso minimale come un ingranaggio, un mozzicone di sigaretta, una scatola, un palloncino, un cono gelato o una bolla di sapone.

Il ritmo delle composizioni s’imposta sulla moltiplicazione che sembra il linguaggio di un’ossessione. Ognuna delle opere rimane in qualche modo aperta alla moltiplicazione all’infinito come fosse un grido.

Ma la pittura prima di tutto è superficie e colore. Un tessuto sul quale Domenico Gentile si può permettere di far dimenticare le ipotizzate ossessioni ritornando agli sfumati minimi, alle luci che non concedono spazio all’ombra rifiutando in qualche modo i bagliori.

Un abbandonarsi al ritmo delle forme dimenticandole perché alla fine sotto tutte uguali. Un perdersi nei “Cieli dell’impossibile”

 

“L’Umanità”, 12 febbraio 1987 – Ennio Pouchard

Biografia

Scopri

Visione & Tecnica

Scopri