Domenico Gentile, pittore, nato a Salerno nel 1933
Quella di Domenico è stata un’attività instancabile, oltre 50 anni di capolavori, per uno degli artisti più originali e propositivi del dopoguerra italiano.
Anni ’40-‘50. Napoli, Roma, Firenze
Gli studi universitari in medicina, i viaggi, la scena politica, i primi acquerelli, seguiti dalla pittura ad olio del paesaggio mediterraneo dell’infanzia. Il neorealismo, il realismo artistico, la ricerca instancabile di una pittura diversa dal decadentismo astratto e dalle idee degli informali.
La condivisione delle visioni dei suoi sommi sacerdoti: Guttuso, Vespignani, Purificato, Zancanaro.
Anni ’60. Mantova, l’uomo e l’artista si compiono
Dal paesaggio materico al preludio delle geometrie quasi astratte che ritraggono fabbriche, cantieri e depositi, ridotti ad archeologia industriale disabitata avvolta da un cielo negato. È il preludio alla disgregazione della rappresentazione a favore di uno stile quasi attratto dai tagli ‘schiacciati’ che compongono paesaggi urbani e industriali come triangoli, rettangoli e cerchi, da cui paradossalmente emergono elementi antropomorfi.
Mantova era animata da una generazione turbata e avventurosa, moderna nel pensiero e nelle passioni.
“Una generazione audace, votata alla cultura autentica e alla ricerca, portatrice di una ‘diversità’ coltivata e difesa, senza velleità di primato e grandezza, ‘la meglio gioventù’ avrebbe scritto Pasolini”
Francesco Bartoli
Anni ’70. Il caos, l’equilibrio tra realismo e astrazione inizia a dissolversi, la poetica Domenico è pronta alla metamorfosi
Anni violenti di lotta, l’equilibrio politico e sociale dell’Italia è sospeso e si riflette nella poetica di Domenico che per qualche tempo è in equilibrio precario tra realismo ed astrazione. Poi, all’inizio degli anni ’80, l’artista si concentra sul particolare: bulloni, libri, monete, scatole, ingranaggi.
Elementi iterati all’infinito che sembrano moltiplicarsi e moltiplicarsi ancora.
Anni ’80-’90. Si accentua la personalissima rivisitazione del Futurismo, i colori iniziano a incupirsi, gli oggetti cercano uno spazio autonomo
Curiosamente gli ‘oggetti personaggi’ di questo periodo non mutano con l’evolvere dello stile e della ricerca, infatti, sono ancora i fumaioli delle fabbriche, le lattine, le stelle comete, i fogli arrotolati, le spirali e i bottoni… come negli esordi, ma rivisti con un approccio culturale diverso, azzardando citazioni del Cubismo in omaggio a Severini con paesaggi alla Braque e tocchi alla Jacovitti. I colori iniziano a scurirsi, gli oggetti cercano uno spazio autonomo, come espressione di una vibrazione interiore più intima.
Nell’ultimo periodo le sfocature prendono forma, i colori da accesi diventano naturali, raccontando una sorta di emancipazione di ogni elemento dal tutto.